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Pensiamo che Truffaut non abbia mai smesso di essere un critico, un po' perché non ha mai davvero interrotto la scrittura critica, un po' perché nei suoi film si avverte "la naturale prosecuzione della militanza critica", un po' perché il cinema in mano sua è una palese continuazione con altri strumenti delle dichiarazioni d'amore, più che delle battaglie, che prima affidava alla carta stampata. Certi furori critici gli appaiono come uno sfogo giovanile da cui ha preso le distanze, un passaggio obbligato come una malattia infantile. Ma la filia del cinema e l'omaggio agli autori di culto non viene meno. Soprattutto non viene interrotta in alcun modo la fedeltà al mezzo di espressione con cui ha esercitato la sua attività critica: la scrittura.